Lo studio TAILORx ha analizzato un campione di più di 10.000 donne con carcinoma mammario HR+, HER2-, N0 allo scopo di identificare le situazioni nelle quali il trattamento chemioterapico adiuvante può essere evitato. Vediamo insieme i risultati e, soprattutto, chiariamoci sulle percentuali rispetto a quanto era stato riportato dai primi comunicati "a caldo" dopo la presentazione all'ASCO.
Il motto dell’ASCO 2018 invoca un’innovazione basata sulla medicina di precisione, ma un altro studio di fase III nel tumore del polmone documenta l’efficacia della combinazione di chemio e immunoterapia, senza idee chiare sulla selezione.
Presentati in plenaria all'ASCO 2018 e immediatamente pubblicati sul New Engl J Med i risultati del CARMENA, lo studio che sfida un paradigma durato un ventennio: nell'epoca delle terapie target la nefrectomia citoriduttiva è davvero necessaria?
L’attuale strategia di trattamento endocrino adiuvante del carcinoma mammario in premenopausa è basata sui risultati degli studi SOFT (Suppression of Ovarian Function Trial) e TEXT (Tamoxifen and Exemestane Trial), pubblicati rispettivamente nel 2015 e nel 2014. Cambia qualcosa con l’aggiornamento del follow-up?
Una revisione sistematica esamina l’evidenza disponibile in letteratura sul ritorno al lavoro dei pazienti sopravviventi dopo una diagnosi di tumore: l’argomento è cruciale, perché alla guarigione clinica deve corrispondere una “guarigione sociale”.
Un titolo per esperti di briscola, ma il carico (mutazionale) sembra essere una importante caratteristica del tumore nella selezione del paziente candidato a immunoterapia. Indipendentemente dall'espressione di PD-L1.
Un’analisi retrospettiva statunitense rassicura sulla possibilità di impiegare immunoterapia nei pazienti con tumore del polmone affetti da una patologia autoimmune. La tossicità del trattamento non appare tale da raccomandare una controindicazione assoluta… ma occorre buon senso clinico.