A fronte di studi sempre più numerosi e di un’attenzione sempre crescente da parte della comunità scientifica per l’impiego dell’immunoterapia neoadiuvante nel tumore del polmone resecabile, la rivista Cancer pubblica una revisione sistematica e metanalisi per fare il punto sull’evidenza attualmente disponibile.
La scelta terapeutica per pazienti con neoplasia colorettale avanzata pretrattata no è semplice: nuove evidenze da analisi genomiche possono però aiutare nel migliorare l'indice terapeutico di trifluridina/tipiracile, il farmaco di maggiore utilizzo nella pratica clinica in questo setting.
E Madame non c’entra, qui ci riferiamo all’immunoterapia. Il bene è rappresentato dagli effetti vantaggiosi sull’outcome, il male dai potenziali effetti collaterali. Nello specifico, la terapia con inibitori dei checkpoint immuni (ICI) si caratterizza per eventi avversi immuno-relati (Immune-related adverse events, irAEs). Non è noto se il verificarsi di irAEs sia un valido surrogato ...
Le risposte di ChatGPT ad alcune domande su “falsi miti” relativi al cancro, sulla base di uno studio pilota statunitense, appaiono rassicuranti. Ma in previsione di un uso sempre più diffuso di chatbot e strumenti di intelligenza artificiale, è importante raccomandare prudenza nell’impiego di questi strumenti.
Le mutazioni di NRAS distinguono il 20% dei melanomi e producono un effetto oncogeno bloccando la GTPasi in una attivazione costitutiva che stimola le pathway di PI3K-AKT-mTOR e quella di MEK-ERK. Ora esiste un nuovo farmaco target (naporafenib) che in combinazione a trametinib dimostra una interessante attività antitumorale.
La ricerca italiana si fa trovare pronta a indagare una fra le più affascinanti potenzialità della biopsia liquida. La patologia è quella mammaria nel setting avanzato, il trattamento è la prima linea antiormonale + inibitore di CDK 4/6 (letrozolo + ribociclib), il biomarcatore indagato mediante biopsia liquida è l’attività di timidina chinasi 1 (enzima chiave nella sintesi del DNA e indice di ...
I risultati a 15 anni di follow-up dello studio ProtecT evidenziano che la mortalità specifica per tumore della prostata rimane veramente bassa non solo in chi si opera o riceve radioterapia, ma anche in chi si sottopone a sorveglianza attiva. Ovviamente, decidere di non trattare subito presuppone un’attenta comunicazione con il paziente.