Nei gliomi a basso grado con alterazione di IDH1 o IDH2 si fa strada l'utilizzo di vorasidenib, un inibitore specifico orale, con unica somministrazione diaria, in grado di attraversare la barriera ematoencefalica.
Uno studio si è proposto di valutare se e come il test genomico OncotypeDX migliora la confidenza e la concordanza tra gli oncologi nel processo decisionale riguardo alla chemioterapia adiuvante per carcinoma mammario. Un plauso particolare a Luca Licata e a Giampaolo Bianchini per l'idea e per il coordinamento dello studio.
Presentati all’ASCO 2023 e pubblicati sul NEJM i risultati di sopravvivenza globale dello studio ADAURA: il beneficio associato all’impiego di osimertinib adiuvante in termini di DFS era già molto chiaro, ora abbiamo visto anche delle curve molto favorevoli di OS. Qualche riserva merita l’impiego subottimale di osimertinib nel braccio di controllo al momento della progressione di malattia.
Obiettivo del trial randomizzato PROSPECT era quello di valutare se per pazienti con adenocarcinoma del retto localmente avanzato la sola chemioterapia (FOLFOX) potesse sostituire la chemioradioterapia preoperatoria. Risultati presentati ad ASCO 2023 e simultanemente pubblicati sul N Engl J Med.
Ovviamente parliamo di capitelli, ma perchè? L'attivazione del pathway di AKT è implicata nella resistenza alla terapia endocrina. Leggiamo quindi con interesse i dati dello studio CAPItello-291 su efficacia e sicurezza dell'inibitore di AKT capivasertib in aggiunta alla terapia con fulvestrant in pazienti con diagnosi di carcinoma mammario avanzato HR-positivo/HER2-negativo.
Presentati all’ASCO 2023, e pubblicati dal New England Journal of Medicine, i risultati dello studio KEYNOTE-671, che ha valutato l’aggiunta del pembolizumab perioperatorio alla chemioterapia neoadiuvante per i pazienti con NSCLC resecabile. I risultati allungano la lista dei dati a sostegno dell’impiego dell’immunoterapia negli stadi precoci, anche se i dati di sopravvivenza globale non sono ...
Lo studio clinico randomizzato WSG-TP-II, condotto su 207 pazienti con diagnosi di carcinoma mammario in stadio precoce HR+/HER2+, ha valutato l’efficacia della de-escalation in due regimi di trattamento neoadiuvante: 12 settimane di paclitaxel o terapia endocrina, entrambi in combinazione con trastuzumab e pertuzumab.