Dopo i dati preliminari molto promettenti che già qualche anno fa guadagnarono le pagine del New England, lo studio randomizzato Checkmate 816 ha testato l’aggiunta del nivolumab alla chemioterapia neoadiuvante nel tumore del polmone resecabile. I risultati sono importanti: un quarto dei pazienti ottiene risposta patologica completa, e pur in assenza dei dati maturi di sopravvivenza, si vede un ...
EMA ha approvato l'uso upfront di nivolumab e chemioterapia per pazienti con carcinoma gastrico avanzato HER2 negativo sulla base dei risultati del trial CheckMate 649. Un anno dopo è pubblicato il report del terzo braccio dello studio, in cui i pazienti ricevevano nivolumab con ipilimumab (senza chemioterapia).
Uno studio condotto su una casistica del MD Anderson Cancer Center ha valutato il rischio di sviluppare metastasi encefaliche in pazienti con diagnosi di carcinoma mammario invasivo portatrici di mutazione germinale di BRCA (gBRCA1/2). Inoltre, è stato analizzato l’impatto del coinvolgimento encefalico sulla sopravvivenza.
Un’analisi realizzata grazie ad una collaborazione internazionale descrive, per 8 tipi di tumori, la proporzione di casi diagnosticati in occasione di accessi al pronto soccorso. Per alcuni tumori (tra tutti, il pancreas), la percentuale è molto alta, e si associa a una peggiore prognosi.
Sebbene 3 trial clinici randomizzati che hanno testato EGFR inibitori in pazienti con carcinoma gastrico (senza enrichment molecolare) abbiano fallito, la presenza di amplificazione genica potrebbe aprire una nuova strada a un trattamento mirato. Pubblicata l'esperienza globale.
Ogni tanto, lo sapete, ONcotwITting si concede delle digressioni volte a favorire alcuni approfondimenti su temi di particolare interesse. Questa volta prende in prestito la sezione “perspective” del New England Journal of Medicine per richiamare l’attenzione sul fenomeno della distorsione dell’informazione medica, generata e diffusa attraverso i social media. Arora VM, Bloomgarden E, Jain S. ...
I risultati aggiornati dello studio CASPIAN suggeriscono un incremento della chance di sopravvivenza con l’aggiunta dell’immunoterapia alla chemioterapia a 3 anni dalla randomizzazione. Si tratta, va detto, di un beneficio che riguarda un numero molto limitato di pazienti.