Dopo i risultati dello studio monarchE che hanno sdoganato l’impiego di abemaciclib in aggiunta alla terapia endocrina in pazienti con carcinoma mammario luminale ad alto rischio, arriva anche la pubblicazione dei primi risultati dello studio NATALEE. Interessante esaminare similitudini e differenze tra i due trial, prospettando le possibili implicazioni terapeutiche.
Quali sono le possibili strategie cliniche per gestire i pazienti oncologici trattati con immunoterapia che sviluppano un effetto collaterale immuno-relato non rispondente alla terapia steroidea o per il quale la dose del cortisonico non può essere scalata? Tenta di rispondere un'analisi del registro internazionale SERIO (Side Effect Registry Immuno-Oncology).
Uno studio americano ha evidenziato che non tutti i cittadini hanno pari opportunità nell’accesso agli studi clinici, almeno considerando la distanza tra la residenza e i centri dove gli studi sono attivi: i pazienti a reddito inferiore, mediamente, abitano più lontani dai centri dove si fanno studi.
Da circa 25 anni il trattamento standard per il tumore della cervice uterina localmente avanzato è stato la chemioradioterapia seguita dal trattamento con brachiterapia. Ora il trial ENGOT-cx11/GOG-2047/KN-A18 si propone di verificare se la combinazione del trattamento standard con pembrolizumab possa stabilire un nuovo riferimento.
Un’analisi condotta su una coorte di pazienti affetti da tumore uroteliale avanzato ha indagato il ruolo prognostico della frazione di DNA tumorale nel DNA circolante: i pazienti con una frazione elevata hanno un andamento di malattia più aggressivo.
La chiave per l'implementazione dei test di ctDNA per la rilevazione della malattia minima/molecolare residua (MRD) nei tumori solidi è la comprensione di quali caratteristiche del test di ctDNA siano importanti. Attraverso il confronto inter-test in uno studio prospettico, si dimostra come una maggiore sensibilità analitica - in questo caso tramite sequenziamento multimutazionale personalizzato ...
Depressione, dolore e fatigue spesso impattano negativamente sulla qualità della vita del paziente oncologico. Riferire i pazienti ai professionisti dopo un test di screening è poco utile. Ma allora che fare? Un trial nordamericano testa il beneficio di un supporto emotivo condiviso e proattivo, iniziato anche in parallelo alle cure oncologiche, che coinvolga malati e caregivers.