Uno studio retrospettivo olandese fa riflettere sul possibile ruolo del trattamento ad intento radicale nei pazienti con tumore del polmone, con malattia “oligometastatica” alla diagnosi: lo studio ha ovvi limiti, ma l’argomento è clinicamente importante.
Lo scioglilingua si riferisce all'utilizzo di cabazitaxel nel tumore prostatico - almeno secondo i risultati dello studio PROSELICA, un trial randomizzato che testa la non-inferiorità dei 20 mg/mq rispetto a 25 mg/mq in pazienti pretratati con docetaxel.
Quando utilizzare l’analogo LHRH nel trattamento adiuvante per carcinoma mammario? In concomitanza della chemioterapia o al termine della stessa? Una sotto-analisi degli studi TEXT e SOFT cerca di fornire una risposta.
Il cadmio, contenuto nelle sigarette e in alcuni cibi come i frutti di mare o il fegato, può aumentare il rischio di sviluppare un tumore dell’endometrio, probabilmente simulando l’azione chimica degli estrogeni.
L'utilizzo degli accessi venosi impiantabili è routinario nei pazienti oncologici. Tra le possibili complicanze vi sono i difetti meccanici, le trombosi e le infezioni. ma quanto sono sicuri questi dispositivi nella pratica clinica? Uno studio prospettico francese risponde al quesito.
Per quale beneficio si è disposti ad accettare 6 mesi di chemioterapia adiuvante? La domanda è stata posta a un campione di donne con carcinoma mammario trattate con uno schema sequenziale a base di antracicline e taxani. Messi a confronto anche i diversi punti di vista: pazienti vs medici.
Un anno dopo la pubblicazione del beneficio in sopravvivenza globale per il trattamento ormonale immediato dopo la recidiva biochimica rispetto all’inizio ritardato, gli autori pubblicano ora i risultati delle analisi di qualità di vita.