Pubblicati i risultati dello studio SOLO1 dopo un follow-up di sette anni: il vantaggio in sopravvivenza è di circa 20 punti percentuali. Lo studio vanta il follow-up più lungo tra gli studi di mantenimento condotti con PARP inibitori in prima linea, e conferma la grande efficacia di questa strategia.
Secondo una ricerca coreana, trovare un alto titolo di anticorpi anti-atezolizumab dopo un mese dalla prima somministrazione del PD-L1 inibitore permetterebbe di identificare precocemente una quota di pazienti con HCC avanzato che non risponde al trattamento di prima linea.
Primum non plus nocere quam succurrere (alias il rapporto beneficio/rischio deve essere sempre favorevole). In un editoriale su BMJ del 2013, Daniel Sokol proponeva una versione rivisitata della locuzione latina “primum non nocere”, a evidenziare l’importanza di poter accettare potenziali effetti collaterali di un trattamento se i benefici dello stesso di gran lunga superano i rischi. In altre ...
Un documento ESMO passa in rassegna molte delle procedure burocratiche richieste dai promotori e dalle CRO nella conduzione degli studi clinici. E’ tutto necessario? E soprattutto è tutto veramente utile per la qualità degli studi? Una lettura provocatoria in cui molti sperimentatori ritroveranno il proprio pensiero…
Un nuovo agente si affaccia sulla scena del trattamento per il paziente con adenocarcinoma gastrico. Bemarituzumab - anticorpo monoclonale umanizzato che blocca il recettore 2b per fattore di crescita fibroblastico (FGFR2b) - è testato nel trial FIGHT in combinazione a FOLFOX nei tumori avanzati HER2 negativi.
Le linee guida riguardo al follow-up dopo trattamento del carcinoma mammario in stadio precoce raccomandano l’imaging per definire la presenza o assenza di metastasi a distanza solo in presenza di segni o sintomi. Tuttavia, le indicazioni si basano su un’evidenza che fa riferimento a studi datati non aggiornati rispetto agli avanzamenti della diagnostica, della terapia sistemica (neo)-adiuvante, ...
Una revisione sistematica degli studi randomizzati pubblicati in ambito oncologico documenta l’elevata incidenza delle analisi di sottogruppo nei lavori. Molti aspetti metodologici lasciano a desiderare, e bisogna sempre tener presente il rischio di risultati falsi positivi o falsi negativi legati alla molteplicità dei test.